EAST

TITOLO
East

REGIA
Paola Rota e Massimo Giovara

CAST
Filippo Timi, Massimo Giovara , Roberto Zibetti, Benedetta Fracardo, Bolo Rossini

ANNO
2001

INFORMAZIONI
Uno spettacolo che mostra la capacità di rileggere e reinterpretare un teatro fortemente connotato come quello di Berkoff in cui è possibile rintracciare i semi della scena inglese di oggi, la sua violenza, la sua straordinaria capacità evocativa, la sua forte impronta metropolitana; pone gli interpreti di fronte al tema chiave della cosiddetta «presenza dell’attore»; esalta il lavoro sulla parola, sulla fisicità. Ma l’idea vincente è soprattutto quella di non aver nessun partito preso (che non vuole dire assenza di una chiave di lettura), di privilegiare un antinaturalismo convinto, nell’esaltazione anche clownesca di un linguaggio che gioca con il teatro di Shakespeare, ma sventrandolo con irridente anarchia a sfondo eminentemente sessuale, con una crudeltà senza mezze misure che ne fanno un precursore (il testo è del 1975) di quella drammaturgia che ha in Sarah Kane e Mark Ravenhill, in un film come Transpotting i suoi evidenti punti di riferimento. In una scena che sembra una scatola a sorpresa d’ispirazione futurista, con l’aiuto di poche sedie e di un tavolino, va dunque in scena East, ricordo del londinese East end proletario in cui l’autore ha vissuto, ma che potrebbe essere la periferia estrema di qualsiasi città, popolata da persone volgari che parlano un gergo tutto loro (ottima la traduzione di Silvio Amadio e di Shula Atil Curto che hanno saputo rendere il cockney estremo di Berkoff) dove cinque personaggi, una specie di famiglia allargata, si raccontano. Ci sono Mike e Les diventati amici inseparabili dopo essersele date di santa ragione, il cui universo è racchiuso fra una scopata e una «sega» e il sogno di una potente Harley Davidson fra le gambe; Sylv giovane ragazza che vorrebbe essere maschio per essere più libera, per non dover subire la gratuita violenza maschile; un padre (Pa’) razzista, nostalgico di un ordine naturalmente «di destra», in grado di sconfiggere le «orde rosse», ubriacone e scorrengione; una madre (Ma’) vogliosa e piena di disprezzo per il marito. E poi: la ribellione che pulsa sotto pelle, le sbronze, gli straordinari inni al sesso maschile e femminile, irresistibili nella loro degradata poesia e nella loro travolgente comicità, nel loro potere evocativo quasi surreale.
La regia, firmata a quattro mani da Paola Rota e da Massimo Giovara, si muove con sicurezza, inventiva e con qualche lungaggine all’interno di un testo che è come una terra di nessuno in grado di trasformarsi in commedia musicale, fra siparietti cinematografici anni sessanta (Marilyn Monroe, James Stewart, Gregory Peck e Audrey Hepburn, riletti in chiave iconoclasta).